giovedì 7 aprile 2011

Meditazione


                          ...Meditazione...


Che cos'è la mente?
La mente è il risultato del movimento del pensiero nel tempo. Essa diventa ciò che pensa e può creare qualsiasi cosa, qualunque illusione. Non è un'entità astratta o separata dal corpo: la mente siamo noi, ovvero la coscienza.
Che cos'è la consapevolezza?
Consapevolezza è essere coscienti nel momento presente. Un modo intuitivo per descrivere meglio tale circostanza è il seguente: quando sorridi diventi il sorriso; se corri non c'è più distinzione tra te e il correre, ma diventi la corsa; e se ami sei l'amore. Pertanto, consapevolezza significa essere presenti sia a se stessi che alle proprie azioni nel momento stesso in cui si compiono senza discriminazioni o divisioni che ci separino dalla realtà, da "ciò che è".
La consapevolezza è un movimento di coscienza che non si limita agli ovvi e immediati vantaggi di carattere pratico dovuti ad attenzione e chiarezza. Cioè non si limita alla sola visione del mondo esterno. Ma nella presa d'atto empirica della propria realtà complessiva consente di riconoscere e percepire altresì l'esistenza di un ricchissimo microcosmo interiore. In tal guisa riconduce immancabilmente alla luce, verso se stessi.
La consapevolezza permette di stabilire un appropriato distacco, una retta equidistanza dalle proprie emozioni.
Che cos'è la meditazione?

La meditazione è una tecnica che permette di realizzare una distensione ben più profonda del sonno, ma in una condizione d'ineccepibile veglia.
Con una definizione un po' generica, meditare equivale ad essere consapevoli di qualunque cosa si stia facendo (o non facendo) in quel determinato istante, senza agire in modo automatico, con disattenzione o peggio ancora con svogliatezza. Il segreto, semmai possa definirsi tale, è tutto qui: essere o diventare consapevoli, per quanto possibile, dei propri atti, senza tensioni, aspettative, con scioltezza, senza prefigurarsi nulla  ...
Il senso del presente, del qui e ora, conduce via via ad un rilassamento interiore che consente di percepire la vita per ciò che è.
Per meditare è sufficiente prestare attenzione, osservare, con tanta tanta pazienza, perseveranza, in silenzioso raccoglimento. Un esempio. Se getti un sasso in un laghetto la superficie s'increspa. Le piccole onde che si formano sono come i pensieri. Ma se attendi un po' le onde si placano, i pensieri svaniscono, la mente si calma. Per far ciò non devi concentrarti sulle onde, ma osservarle e attendere.
In particolare, la concentrazione è solo la fase iniziale di talune tecniche, ma la meditazione in sé non è concentrazione.
I modi per realizzare quello stato di calma e di quiete cui abbiamo appena accennato sono pertanto indicati, nell'accezione corrente più comune, con "tecniche di meditazione". L'oggetto della propria attenzione varierà secondo gli esercizi. Ma l'obiettivo sarà sempre il raggiungimento di uno stato d'animo vigile e nel contempo rilassato, una situazione di relax permanente che si approfondirà vie più sino allo schiudersi della dimensione interiore.
A volte è arduo star lì quieti, attenti e fermi. Siamo così coinvolti da non riuscire a indugiare nemmeno un istante. Ed ecco gli artifici, i metodi, ecc., ma il punto è sempre lo stesso. Quell'identico, immutabile, intramontabile fulgido silenzio cui segue un senso d'integrazione, soddisfazione e completezza, un'energia tale da riuscire a superare con intelligenza numerosissimi ostacoli, una partecipazione esistenziale eccellente, ma senza eccessivi o superflui coinvolgimenti e sterili identificazioni emotive. Chiaro?
Tuttavia non basta essere vagamente consapevoli.


Che cos'è lo stato meditativo?
Lo stato meditativo è quella condizione di pura consapevolezza che si rivela al di là del consueto flusso di pensieri. Quando, a seguito del proprio esercizio di meditazione, il corso dei pensieri si attenua e si affievolisce, l'eventuale oggetto di osservazione diventa molto meno rilevante, sembra persino dissolversi. La percezione cosciente non si rivolge più in modo unilaterale ed esclusivo verso il mondo oggettivo, esterno, ma converge verso il soggetto, sulla propria interiorità. Si dischiude una realtà quasi sconosciuta, dimenticata. Subentra il silenzio, la non-mente. Ed emerge una condizione alquanto indescrivibile di calma, pace, non-pensiero, profondo relax, assoluto silenzio.
Ovviamente quanto appena accennato è solo una generalizzazione descrittiva, giacché lo stato meditativo può esser percepito o sopraggiungere anche secondo modalità differenti, ovvero in maniera relativamente involontaria a seguito di circostanze concomitanti e casuali.
Per i meditatori più esperti la distinzione tra interiorità ed esteriorità, mondo oggettivo e soggettivo, sacro o profano è solo funzionale, concettuale. La realtà dell'evidenza scientifica coincide sempre con quella della verità soggettiva.
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Quali sono gli scopi della meditazione?
La meditazione non ha uno scopo. E' fine a se stessa. E' come un gioco allegro e spensierato e ti restituirà quel che gli darai. Se sarai serio ti ridarà serietà. Se amerai, riceverai amore ...
Tuttavia, da un punto di vista pratico, gli scopi della meditazione sono: a) rallentare il flusso dei pensieri; b) superare l'identificazione con la mente nel senso di non subire più passivamente qualunque pensiero, divenendo così, almeno in parte, gli artefici consapevoli del proprio destino; c) apprendere una modalità di comprensione sintetica e non più esclusivamente analitica, acquisire la conoscenza intuitiva, divenire consapevoli dell'origine, percepire la nostra natura essenziale

Come si medita?
Nella meditazione il fattore determinante e irrinunciabile è l'attenzione. L'attenzione sulla respirazione, è uno dei metodi più diffusi e noti per raggiungere sollecitamente lo stato meditativo.
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Perché meditare?
Abbiamo smarrito il senso di giustizia. L'adattamento alla routine comporta sovente l'adeguarsi ad un mondo che ci lascia insoddisfatti. Certo, gli umori sono periodici, ma l'amore per l'equità è la molla occulta che ci sospinge a cercare un modus vivendi meno aleatorio. In modo tale, cioè, da sconfiggere le nefandezze dell'iniquità. Meditare, dunque, per stare meglio con noi stessi come con gli altri.
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Perché lo "stato meditativo" non è la condizione normale di ogni essere umano?
Così chiese una navigatore naufrago. Il concetto di normalità è chiaramente relativo e potrebbe essere confuso con la tendenza all'omologazione culturale. In effetti lo stato meditativo è una condizione naturale. Quando la mente, che siamo noi e non un qualcosa di diverso o alieno, smette di essere adoperata come uno strumento passivo, ma diviene creativa e dinamica, può interagire con gli stimoli esterni solo se necessario. Come vedete non vi è nulla di particolare. Si tratta solo di ristabilire la naturale alternanza tra riposo o quiete e attività evitando, metodicamente, la routine spasmodica che risucchia la propria coscienza in un vortice di impegni che comportano adesione eccessiva, stress, identificazione, smarrimento degli obiettivi essenziali. Per di più si potrebbe anche supporre che gli esseri umani non abbiano ancora attuato, esplorato o sviluppato tutto il loro potenziale evolutivo e creativo.



Esistono altre tecniche di meditazione

si numerose, ma bisogna evitare le improvvisazioni, non fidarsi delle sette e riconoscere gli opportunisti. Se non si è più che certi meglio seguire le istanze meditative della tradizione religiosa verso cui si prova più attrazione o sintonia. In meditare.it non c'è nulla di nuovo che non sia stato già descritto altrove. Forse ciò che cambia è il tentativo di multimedialità e chiarezza espositiva.
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Anche la preghiera è una tecnica di meditazione che ci consente di entrare in contatto ed attingere dall'inesauribile e insondabile sorgente d'amore presente in noi stessi. La contiguità con la propria interiorità diventa consapevolezza dell'interdipendenza tra tutti gli esseri viventi. Essa genera una compassione così benevola e premurosa da elargire in profusione una ridondanza di semi di pace e ri-conciliazione, unione, gioia e guarigione spirituale e offrire tale meraviglia a chiunque. Ne beneficeranno solo coloro che riusciranno ad essere così davvero intimamente umili da poterla alfine recepire.
Resta pur sempre il fatto che le vere preghiere non dovrebbero limitarsi a suppliche di assistenza o protezione, bensì diventare serene e fiduciose offerte di gratitudine e riconoscenza.
Una ripetizione armonica e modulata, fatta con un'attenzione tale da corrispondere ad uno spirito di deferenza e devozione, consapevoli della propria declamazione, del suo significato più recondito, può favorire l'insorgere di uno stato di coscienza meditativo. Oltre l'attenzione, non solo come consapevolezza generica di quanto non si stia già facendo in quel determinato momento, ma parola per parola, è preferibile mantenere una postura consona, flessibile, con la spina dorsale eretta. 
 

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